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(ANSA-REUTERS) - PECHINO, 13 MAR - Squali e serpenti, zampette d'orso e cervelli di scimmia: le prelibatezze della cucina cinese rischiano di venire escluse dai menu destinati agli stranieri durante le prossime Olimpiadi di Pechino 2008. L'invito arriva dal preside della prestigiosa Universita' di Pechino, nonche' deputato del National People Congress, Xu Hongzhi, secondo il quale ''servire pinne di squalo agli stranieri potrebbe danneggiare l'immagine della Cina e pertanto bisognerebbe sin da subito eliminarli dai menu''. Squali, ma non solo: secondo Xu Hongzhi dalla tavola cinese dovrebbero essere esclusi anche altre specie che potrebbero urtare la sensibilita' degli stranieri. ''Non si tratta solamente di una questione ecologica - ha sottolineato Xu - ma qualcosa che riguarda il rapporto diretto con l'immagine dei cinesi''. Alcuni campioni dello sport cinese, come il giocatore dell'Nba Yao Ming e il ginnasta Li Ning, hanno partecipato a una campagna contro il consumo delle pinne di squalo durante lo scorso anno.
Nota di redazione: che peccato rischiano di venire escluse queste prelibatezze! Che sia la volta buona per fare un passo in avanti cari cinesi belli!
(da: Repubblica) Il progetto "Forma Libre" dell'architetto Alvarez Yale: abitazioni con materiali "naturali" dalle linee
più strane. E' la nuova filosofia dell'abitare. Tutto pronto in 15 giorni a 900 euro al metro quadrato.
Se non avete più di 15 giorni per trovare casa e il vostro budget si aggira sui 900 euro al metro quadrato l'architetto spagnolo Moisés Alvarez Yela ha ideato una nuova filosofia dell'abitare che può fare al caso vostro. Ispirandosi al mondo animale, dove ciascuno fabbrica il proprio nido, e alle culture africane dove ogni nucleo familiare mette su la capanna di fango e paglia, Alvarez Yela insegna a ritrovare il gusto arcaico di costruire da sè la propria casa. Antisismica ed ecologica, per di più. Il progetto si chiama Forma Libre e non a caso: casette dalle forme più originali e che ricordano un po' i monoliti preistorici. Fabbricata senza angoli o linee rette, la struttura è sostenuta da sbarre di ferro arcuate. La gabbia così ottenuta viene rivestita di tela di sacco (materiale di recupero al 100%) e, infine, avvolta da una gettata di cemento armato
Nessun limite di altezza o di dimensioni. La nuova formula va incontro così al gusto dei più estrosi, che possono inventare forma e volumi della loro nuova tana, integrandola armoniosamente nell'ambiente naturale in cui sorge. Ma il successo è legato anche alla vocazione ecologica della struttura che, riducendo la superficie di contatto con l'esterno, abbassa la dispersione del calore. Uno studio sull'edilizia "etica" lungo trent'anni che ha portato l'architetto spagnolo a rivoluzionare l'architettura abitativa. Il bassissimo costo di costruzione e la velocità di realizzazione (appena 15 giorni) stanno facendo di questa formula un fenomeno di tendenza: il primo di questi alloggi è nato in Andalusia, a Jaén; oggi, nella provincia di Malaga, interi quartieri residenziali stanno sorgendo nel segno di Forma Libre.
(per vedere le foto delle case andate sul sito www.repubblica.it)
(15 marzo 2007)
tratto da : http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=3145
FONTE: COVANCE (*)
Documenti resi pubblici attraverso una disposizione legale rivelano l’esistenza di una relazione molto stretta tra Grandi Multinazionali del Tabacco e Covance (in precedenza nota come Hazleton), un rapporto che è andato avanti per più di 30 anni.
Una relazione del 2000 stilata nel Regno Unito dall’Imperial Tabacco Group, parla della costruzione a Harrogate, nello Yorkshire, di “appositi stabilimenti per la ricerca, dove condurre esperimenti scientifici” in merito al fumo; e dove una “grande quantità “ di “condensato di fumo di sigarette” sarebbe stata spalmata sulla pelle degli animali.
La relazione sottolinea che nel 1974, i laboratori di Harrogate furono venduti agli Hazleton Laboratories, e da allora, “gli esperimenti sul tabacco – compresi esperimenti di inalazione – furono condotti attraverso la stipula di contratti con Hazleton.
Un rapporto strettamente confidenziale del 1978 descrive esperimenti condotti presso i laboratori Hazleton di Reston in Virginia – gli stessi in cui la Hazleton/Covance introdusse le scimmie infette dal virus Ebola provenienti dalle Filippine.
Tali esperimenti comprendono “l’esposizione continua di cani beagle maschi al fumo di intere sigarette e allo stesso fumo arricchito di monossido di carbonio (CO).” I cani furono uccisi alla fine dello studio.
Una relazione del 2002, apparsa sulla rivista Inhalation Toxicology condannò gli esperimenti basati sull’inalazione, come quelli condotti ad Hazleton, perché incapaci di dimostrare che il fumo di sigaretta aumenta il rischio di contrarre il cancro negli esseri umani; e sottolineò che “non venivano rilevati aumenti significativi del numero di tumori maligni del tratto respiratorio in ratti, topi, criceti, cani o nei primati non umani esposti per lunghi periodi ad alte concentrazioni di fumo di sigarette.
” Di conseguenza, gli esperimenti di inalazione ad Hazleton furono responsabili sia della sofferenza degli animali usati nella sperimentazione, che di quella degli esseri umani. Nel 1998, Covance condusse degli esperimenti che “stabilirono” che anche la più massiccia esposizione al fumo passivo equivale a fumare solo da sei a nove sigarette l’anno.
Più tardi si scoprì che lo studio era stato sponsorizzato dal ‘Centre for Indoor Air Research’ un gruppo di facciata dell’industria del tabacco. In netto contrasto con le scoperte di Covance, sono invece le autorità sanitarie degli Stati Uniti che hanno dichiarato che l’esposizione al fumo passivo aumenta in modo sostanziale negli umani, il rischio di contrarre cancro ai polmoni e malattie cardiache.
Documenti riservati redatti nello stabilimento di Covance e datati 10 Luglio 2002, parlano di un “Team Project Covance/Philip Morris” formato da 40 persone con l’intento di consolidare uno stretto legame tra le due compagnie, di modo che Covance possa condurre degli studi per Philip Morris.
Ad una conferenza per TABINFO, un gruppo nel commercio del tabacco, tenutasi a Manila nel Novembre 2005, Covance ha presentato una relazione intitolata: “Come può Covance supportare i bisogni relativi alla Ricerca e allo Sviluppo dell’Industria del Tabacco?” Nonostante Covance continui a dichiarare di avere a cuore il benessere degli animali, i video prodotti dagli investigatori della Peta all’interno dei suoi laboratori testimoniano casi di sofferenza inaudita e di grande negligenza nei confronti degli animali.
Le multe inflitte dal Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti a carico di Covance, per via delle grandi violazioni della legge Federale per la Protezione degli Animali, ci forniscono un’ulteriore prova della sua interpretazione del benessere degli stessi.
Covance si presenta come una compagnia che ha a cuore la salute delle persone, dice di voler essere la fautrice di un “miracolo nel mercato globale”; tuttavia la sua lunga relazione con le grandi multinazionali del tabacco ci da un’immagine ben diversa, quella di un’azienda che ha a cuore il profitto e non il benessere degli esseri umani e degli animali.
Fonte: www.covancecruelty.com Link: http://www.covancecruelty.com/feat-tobacco.asp
Traduzione per comedonchisciotte.org a cura di MONIA
(*) Covance Inc. è un'azienda specializzata in vivisezione per conto terzi con filiali in 18 paesi, 6000 dipendenti, un fatturato di circa 900 milioni di dollari.
Lavora per conto di 50 imprese farmaceutiche e biotech.
L'azienda, "tra le prime al mondo per lo sviluppo di servizi farmaceutici", alleva e vende cani, conigli, porcellini d'India, topi, maiali, scimmie.
(dal Corriere della Sera del 15/03/2007) MILANO - Continuano le polemiche dopo lo stop deciso dalla magistratura nei giorni scorsi allo spettacolo "Accidens - Matar para comer", nel quale viene ucciso un astice, in scena al Teatro I di Milano. Ma secondo l'assessore alla Cultura di Milano Vittorio Sgarbi, ''La cultura ha il diritto e il dovere di provocare e anche di scandalizzare: proprio per questo censurare lo spettacolo vuol dire uccidere la cultura a Milano e in Lombardia''. A difendere il provvedimento e' invece il presidente dell'Enpa di Milano Ermanno Giudici ''La tutela di tutti gli animali - ha detto - ci sembra un'assoluta affermazione di cultura''. (Agr)
Scriviamo una e-mail di protesta al sito www.vittoriosgarbi.it nella sezione contatti, perchè un indirizzo e-mail non si trova, ma guarda!
Vari attivisti hanno effettuato uno dei primi sopralluoghi notturni sull’isola di Ponza. Si conferma l’efficacia delle strategie finora adottate, grazie al supporto di gruppi che si battono per la liberazione degli animali e della natura. Infatti il risultato totale è stato: raccolte circa 30 trappole, sopralluoghi in molti punti “caldi”, collaborazione degli abitanti.
C’è da notare soprattutto che il bracconiere accanito non riesce più ad ostentare la propria spavalderia, che comunque veniva mascherata solo dall’omertà dei suoi timorati e dalla propria ristrettezza cerebrale. Sa di essere sempre più emarginato anche dai propri familiari, tante infatti sono state le testimonianze negli anni passati di donne isolane stufe delle ornitomanie dei mariti (per i pochi “accoppiati”). La gran parte delle trappole trovate e rimosse dagli attivisti non erano più le classiche TAGLIOLE, ma lastre di roccia sollevate con un rudimentale congegno a scatto, tipiche dell’età della pietra (l’UOMO è nato CACCIATORE, dicono loro. Poi è diventato SAPIENS, sanno tutti). Tentativo del bracco è di far passare il proprio alambicco micidiale, illecito e illegale ammazzauccelli, per una innocua bomba intelligente in grado di individuare e punire il nocivo ratto di turno (tremendo nemico dell’antropofauna derelitta di un’isola condannata alla deriva dall’abusivismo, dal bracconaggio e dalle spadare), in modo da spacciarsi per paladini della giustizia specista.
Nel nome di uno degli uccelli più calpestati dall’uomo, lo Scricciolo (da notare il nome scientifico Troglodites Troglodites!), eravamo, siamo e saremo ancora a Ponza, fino a che non verrà braccato l’ultimo vero troglodita dell’isola!
PROSSIMO CAMPO ANTIBRACCONAGGIO A PONZA: dal 15 aprile al 20 maggio 2007. ADERITE!!!
Per partecipare scrivete a attivismo@vallevegan.org
Piero Liberati
Accadeva in Brasile, ma ora una legge lo impedisce.
(ANSA) - BRASILIA, 21 MAR - Cani e gatti potranno abbaiare e miagolare liberamente a Brasilia dopo una legge che impedisce di tagliar loro le corde vocali. La pratica era diffusa per impedire loro di far rumore e disturbare i vicini condomini. D'ora in poi, un veterinario che pratichi la resezione delle corde vocali a cani e gatti sara' punito con la detenzione da tre mesi ad un anno ed una multa, secondo la nuova legge del Distretto federale, che ospita la capitale brasiliana.
(ansa 23/03) GRANCHIO PER CENA: LO PUNGE E UCCIDE!
Singapore. Pizzicato da un granchio che si accingeva a cucinare per cena, dopo poco più di due giorni è morto per una rara infezione batterica. La vittima dell'incidente, 83 anni, aveva coperto la piccola ferita con una benda ma non è bastato.
Un’usanza barbarica Il foie gras (letteralmente “fegato grasso”) è il fegato malato di un’oca o di un’anatra che è stata sovralimentata forzatamente, più volte al giorno, per mezzo di un tubo metallico, lungo 20-30 cm, infilato in gola e spinto giù fino al raggiungimento dello stomaco. Per costringere il suo organismo a produrre il foie gras, l’animale deve ingerire un’enorme quantità di mais in pochi secondi. Questo comporta l’aumento delle dimensioni del fegato quasi di dieci volte superiore rispetto a quelle normali e lo sviluppo di una malattia nell’animale: la steatosi epatica. Se l’animale cerca di divincolarsi quando il tubo gli viene inserito in gola, o se il suo esofago si contrae per conati di vomito, rischia il soffocamento e la perforazione del collo che gli sarà fatale. L’inserimento del tubo comporta lesioni con conseguenti infezioni e dolorose infiammazioni. La squilibrata e forzata sovralimentazione causa frequentemente malattie dell’apparato digestivo, potenzialmente fatali. Subito dopo ogni sessione di alimentazione forzata, l’animale soffre di attacchi di dispnea e diarrea. L’allargamento del fegato comporta difficoltà respiratorie e rende doloroso qualsiasi movimento. Il ripetersi di questo trattamento porta alla morte dell’animale alimentato forzatamente. Questi volatili vengono macellati prima che muoiano per queste conseguenze. In ogni caso, gli animali più deboli sono già moribondi al momento dell’arrivo nella stanza da macello, mentre molti altri non arriveranno neanche a quel momento: nel periodo di alimentazione forzata, il tasso di mortalità delle anatre è da dieci a venti volte superiore al normale. Sofferenza concentrata La violenza insita nella produzione del foie gras basterebbe a giustificarne l’abolizione. Comunque, per la maggior parte di questi animali il calvario non si limita alla brutalità dell’alimentazione forzata. A molti viene amputata parte del becco, senza anestesia, con pinze o forbici. La natura delle anatre è di trascorrere gran parte della loro esistenza in acqua. In questi “allevamenti”, molti volatili vengono tenuti prima in capannoni, poi in gabbie dove si feriscono le zampe che appoggiano su una serie di fili metallici. Le gabbie sono così piccole che gli animali non possono nemmeno girarsi su loro stessi, tantomeno assumere una posizione eretta o battere le ali. A molti di quelli che sopravvivono fino al macello si spezzano le ossa durante il trasporto e mentre vengono maneggiati. Quindi vengono appesi a testa in giù per essere fulminati con l’energia elettrica, per poi essere sgozzati. Le anatre femmine vengono macellate vive o asfissiate brevemente con il gas dopo la covatura, perché i loro fegati hanno più vene di quelli dei maschi. Piacere per alcuni, sofferenza per altri Come può il banale piacere di mangiare il suo fegato giustificare l’imposizione di un’esistenza così orribile ad un essere senziente che, come noi, prova dolore e angoscia? Solo il fatto che appartiene ad un’altra specie ci dà il diritto di rimanere sordi nei confronti della sua sofferenza e muti di fronte a questa schiavitù immorale? Esistono delle leggi che proteggono gli animali dalle torture e dalle crudeltà. Queste leggi vengono deliberatamente ignorate quando ogni anno 30 milioni di animali vengono utilizzati per il foie gras, soprattutto in Francia. Si dice che la “sofferenza necessaria” è accettabile. In realtà, il consumo di questo prodotto è assolutamente non necessario. Nessuno, nemmeno chi trae profitto da questo commercio, oserebbe affermare il contrario. Mentre per il consumatore il prezzo al chilo del foie gras continua ad abbassarsi, gli animali, i cui corpi vengono straziati deliberatamente, pagano a caro prezzo. Anche la Francia sta pagando a caro prezzo il foie gras, dal momento che è vista come una nazione reazionaria a confronto di quei Paesi che ne hanno bandito la produzione. Non è incredibile che un’usanza barbarica come conficcare un imbuto o una pompa pneumatica nella gola di un animale in gabbia sia considerata una tradizione d’elevata cultura? Bandire il foie gras: verso una produzione alimentare etica In qualità di cittadini di un Paese civilizzato, riconoscendo che la realizzazione del foie gras si basa su una totale negazione dei diritti degli animali utilizzati per la sua produzione: Chiediamo a coloro che alimentano forzatamente oche e anatre di fermare questa pratica abusiva. Il fatto che non intendano fare del male a questi animali non riduce la sofferenza che comunque provocano loro. Chiediamo a chiunque tragga profitto dal foie gras, senza nessuna considerazione etica, di cessare la sua partecipazione a questo business malato. Chiediamo a chiunque tragga profitto dal foie gras, senza nessuna considerazione etica, di cessare la sua partecipazione a questo business malato. Chiediamo alle autorità scientifiche e veterinarie a cui sta genuinamente a cuore il benessere degli animali di denunciare coraggiosamente, nonostante la pressione politica ed economica, gli attuali metodi di produzione del foie gras. Chiediamo ai nostri giudici di ricordare che esistono delle leggi finalizzate a limitare la sofferenza che può essere inflitta ad un essere senziente, e che, di conseguenza, la produzione del foie gras è illegale. Chiediamo ai nostri politici di legiferare al fine di bandire questa pratica arcaica dall’Europa per sempre. In qualità di consumatori determinati a “servire l’etica” a tavola, e coscienti del fatto che questa sofferenza esiste unicamente per soddisfare le nostre papille gustative, ci rifiutiamo di comprare e consumare questi fegati malati di animali torturati.
Firma il manifesto: http://www.stopgavage.com/it/firma.php
Ricordiamo a tutti che e' importantissimo continuare la raccolta di firma per la petizione a livello europeo contro la vivisezione "Sostituzione degli esperimenti su animali in Europa", portata avanti da varie associazioni antivivisezioniste in Europa.
Potete:
- firmare on-line qui: http://www.endeuanimaltests.org/languages/italian/sign.php
- ma e' importante non limitarsi a quello, e scaricare il modulo cartaceo da far firmare a parenti, amici, conoscenti, colleghi, ecc.: http://www.endeuanimaltests.org/languages/italian/ItalianPDF.pdf
- diffondetela usando il banner che trovate qui: http://www.agireora.org/progetti/endeutest.html
Maggiori informazioni sempre alla pagina di cui sopra.
(corriere della sera) Pecora-uomo: per i futuri trapianti.
Nasce in laboratorio la nuova chimera: un ovino con il 15 per cento del patrimonio genetico umano
NEVADA, (Stati Uniti) - E' stato creato un ovino che ha nel suo DNA un 15 per cento di geni umani: ne dà notizia il quotidiano inglese The Mail on Sunday , riportando tutte le implicazioni dell'esperimento da laboratorio. In gergo scientifico lo chiamano chimera, vale a dire un essere vivente che contiene nel suo patrimonio geni non omogenei. Il «papà» dell'ovino particolare si chiama Esmai Zanjani ed è il ricercatore che ha coordinato il pool di scienziati dell'Università del Nevada.
LA TECNICA - Lui difende strenuamente questa creatura con il corpo da pecora e gli organi parzialmente umani. Gli ci sono voluti sette anni e già nel 2003 era riuscito a creare una pecora con un fegato costituito al 7 per cento di materiale umano. L'obiettivo principale è quello di trapiantare organi per vite umane e il procedimento consiste nell'iniettare cellule umane prelevate dal midollo di un donatore nel peritoneo di un feto ovino. L'agnello dovrebbe avere tessuti di tipo umano e questo consentirebbe un giorno di creare fegati, cuori e polmoni pronti per essere trapiantati, soddisfacendo la domanda altissima di pazienti in attesa di un organo. Solo in Gran Bretagna si calcola che siano 7.168 le persone bisognose di trapianto. La scoperta scientifica ha acceso una vera e propria corsa a questo tipo di esperimenti e gli scienziati del King's College di Londra hanno già chiesto autorizzazione all'HFEA (l'autorità britannica competente) per iniziare a lavorare sugli animali-chimera.
I DUBBI - Ancora una volta si apre il sipario dei dubbi sul tema degli xenotrapianti. Le perplessità riguardano soprattutto la sicurezza, il loro funzionamento e la loro eticità. Ad esprimerle è il dottor Patrik Dixon, autore del saggio «La rivoluzione genetica», che sottolinea il pericolo di virus silenziosi che negli animali non hanno alcuna influenza, ma che possono mutare nel corpo umano causando patologie gravissime. Possono emergere dopo il trapianto, come ci insegna la triste storia dell'evoluzione dell'Hiv, e l'impatto è incalcolabile e imprevedibile. E poi c'è la grande paura che queste tecnologie possano essere utilizzate per creare l'uomo. Nella maggior parte dei paesi è proibita la clonazione dell'essere umano, ma ci sono paesi dove non esiste una regolamentazione e questo è uno dei classici scenari che, al di là della ragionevolezza dei dubbi,inquieta non poco.
Emanuela Di Pasqua
28 marzo 2007
Giovedi' 29 Marzo e Domenica 1 Aprile alle ore 17,00 saremo sotto la Rinascente di Piazza Fiume a Roma, per protestare contro lo sterminio degli animali che vengono torturati e massacrati dall'industria della pelliccia per poi finire nei luminosi scaffali dei grandi magazzini come Rinascente e Upim.
Questo orrore deve finire!
Rinascente deve smetterla di vendere capi con inserti in pelliccia, fin quando non lo fara' non gli daremo pace!
Portate manifesti, megafoni, fischietti.
Diamo voce agli animali !!!
*GIOVEDI 29 MARZO * DOMENICA 1 APRILE PIAZZA FIUME ore 17,00
Rinascente vende morte, fino alla fine davanti alle sue porte.
www.campagnaaip. net
iniziative_vegan@ yahoo.com
(ANSA) - ROMA, 7 APR -
A prima vista sembra una fattoria come tutte le altre: ci sono le pecore, i conigli, le galline, persino un maiale. In realta' pero' a Vallevegan gli animali anche a Pasqua non vengono mangiati, ma salvati.
Ognuno di loro ha una storia particolare da raccontare, e molti sono arrivati in questo piccolo paradiso in provincia di Roma dopo essere stati usati negli esperimenti dei laboratori di ricerca. Il progetto, e' nato circa un anno fa, intorno a una tenuta di 11 ettari a Bellegra in provincia di Roma che e' diventata subito il centro di riferimento per il centro-sud Italia dell'iniziativa internazionale I-Care, che si propone di recuperare e riabilitare gli animali utilizzati dai centri di ricerca. A costituire la fondazione con lo stesso nome che la gestisce sono stati tre volontari animalisti, ma il centro e' il punto di riferimento per centinaia di volontari che arrivano da tutta Italia. Attualmente Vallevegan ospita cavie, ratti, conigli e gerbilli, e si sta preparando a ricevere anche i cani.
''Gli animali che arrivano hanno grossi problemi psicologici, - spiega Pietro Liberati, uno dei responsabili del centro - hanno cosi' paura degli spazi larghi che se vengono semplicemente liberati muoiono d'infarto. Inoltre non riconoscono i predatori, e non sono in grado di interagire con i propri simili''. Quelli che arrivano a Vallevegan sono animali che non sono stati usati in esperimenti su malattie: vengono da test comportamentali, o da laboratori chiusi per irregolarita', o sono cavie comprate ma non usate. Nonostante questo, la riabilitazione e' complessa: ''Il recupero passa attraverso diverse fasi - spiega ancora Liberati - per i primi giorni li si mette in mezzo agli altri, ma sempre in una gabbia, perche' si sentano al sicuro. Quando l'olfatto e la vista si sono abituati li si libera, prima da soli in spazi piccoli e poi insieme agli altri in ambienti via via piu' grandi. Quando sono recuperati pero' non li si puo' lasciare liberi, perche' non sanno difendersi dai predatori. Li teniamo qui o li diamo in adozione''. A fare compagnia alle cavie da laboratorio ci sono decine di altri animali arrivati a Vallevegan nei modi piu' disparati.
Uno degli ultimi ospiti e' un capretto giunto a fine dicembre in circostanze 'esoteriche'. ''Mi hanno chiamato nel cuore della notte il 21 dicembre - racconta Liberati - alcune persone che avevano salvato un capretto che era stato comprato per essere sacrificato in un rito celtico per il solstizio d'inverno. Cosi' e' arrivato Geppo''. Il migliore amico di Geppo e' un maiale che e' gia' assurto agli onori delle cronache. Trovato mentre vagava in una piazza di Brescia, non e' stato mai reclamato, e attraverso diversi passaggi e' 'sbarcato' a Vallevegan: ''All'inizio lo tenevamo da solo, perche' era irrequieto. Una notte e' riuscito a sfondare la porta della gabbia, ma lo abbiamo trovato che dormiva tranquillo in mezzo alle galline. Voleva solo un po' di compagnia, tant'e' vero che da allora sta in mezzo agli altri animali senza nessun problema, a dispetto di quello che si dice sull'aggressivita' di questa specie''.
Ironia della sorte, il casale dove sorge Vallevegan in passato era abitato da bracconieri e allevatori, i cui 'ferri del mestiere', sono stati conservati dai volontari in una stanza. ''Adesso invece e' un posto dove si cerca di far tornare gli animali per quanto possibile ad uno stato naturale - spiega Liberati - adesso stiamo cercando di aprire altri centri simili a questo, e di coordinare altre iniziative animaliste. Una di queste, che va avanti gia' da qualche anno, sono i campi antibracconaggio sull'isola di Ponza, che e' un punto di passaggio fondamentale per decine di specie di migratori. Al prossimo, che partira' il 20 aprile, partecipera' anche il Noa (nucleo operativo antibracconaggio) del Corpo Forestale''.
(ANSA). ANIMALI: I-CARE, OLTRE 3MILA SALVATI DA LABORATORI - ROMA, 7 APR -
Solo in Italia, il progetto I-Care (International Centre for Alternative in Research and Education) ha gia' recuperato dai laboratori di ricerca piu' di 3 mila animali, fra cani, gatti e roditori. Nato nel 2005 in India, si e' esteso a diversi paesi soprattutto europei. Due gli obiettivi principali del progetto: diffondere i metodi alternativi alla vivisezione sfruttando le esperienze dei singoli paesi (in Italia, ad esempio, abbiamo sostituito molti esperimenti sugli animali con altri che non li prevedono, mentre all'estero no), e una volta riusciti a evitare l'utilizzo degli animali da parte dei laboratori, recuperarli e reinserirli in una vita normale.
Gli animali da riabilitare, che devono essere tassativamente non infetti da alcuna malattia, sono ceduti dal laboratorio secondo i seguenti criteri: animali ceduti dal laboratorio al rifugio al termine di un progetto specifico oppure nel caso di chiusura del laboratorio; animali salvati dal laboratorio a causa di irregolarita' riscontrate nel laboratorio stesso; animali coinvolti in studi non terminali (cioe' che non prevedono la soppressione finale dell'animale); animali usati per studi comportamentali; animali non piu' necessari perche' il laboratorio adotta dei metodi alternativi; animali in sovrappiu', comprati ma mai usati; cuccioli provenienti da studi di teratogenicita' (cioe' test in gravidanza per studiare l'effetto delle sostanze sotto test sulla prole) che sopravvivono al parto. ''La legge attuale lascia a completa discrezione dei centri di ricerca la fine di questi animali - spiega Massimo Tettamanti - e spesso dobbiamo lottare per farceli affidare, sempre sotto garanzia di anonimato dei laboratori. Attualmente c'e' una proposta di legge alla Camera per rendere obbligatoria la cessione a strutture specializzate, ma sull'iter sono pessimista''.
In Italia finora i centri che accolgono gli animali sono a Milano, Monza, Torino, Genova, Parma e Trieste, oltre a quello di Roma che fa da punto di riferimento per il centro-sud. Sono gestiti da volontari, e si finanziano prevalentemente con donazioni private. La riabilitazione puo' durare fino a sei mesi, soprattutto nel caso di cani e gatti che hanno psicologie piu' complesse.
(dal Corriere della Sera)
La nostra passione per la telefonia mobile potrebbe essere la causa della misteriosa scomparsa delle api impollinatici.
REGNO UNITO – Tutta colpa delle emissioni elettromagnetiche. Proprio così: è colpa delle radiazioni dei cellulari e degli altri gadget hi-tech se le api perdono l’orientamento e non sanno più dove devono andare per svolgere il loro compito di impollinatici.
ISTINTO IN TILT – Perlomeno questo è quanto sostenuto da un gruppo di scienziati dalla Landau University, secondo i quali l’inspiegabile scomparsa da molte regioni americane di intere colonie di api che impollinano i raccolti potrebbe essere attribuita proprio alle onde elettromagnetiche, che interferiscono con il «sistema di navigazione» degli insetti facendo loro perdere l'orientamento. In pratica le api non riescono a tornare alle arnie, dove rimangono solo la regina, le uova e le api operaie, e quindi muoiono.
PERICOLO CARESTIA - Il fenomeno – chiamato Colony Collapse Disorder (CCD) – si è verificato inizialmente negli Usa, lo scorso autunno, estendendosi poi anche all'Europa, dove recentemente è stato segnalato da numerosi apicoltori. Si stima che il versante occidentale degli Stati Uniti abbia già perso il 60 per cento delle api impollinatrici, mentre la perdita negli stati orientali sarebbe del 70 per cento. Il CCD interessa inoltre Germania, Svizzera, Spagna, Portogallo, Grecia, Italia, Scozia, Galles e Inghilterra, anche se in alcuni casi le autorità negano l’emergenza. Come riferisce l’Independent, la questione preoccupa molto gli esperti, i quali temono che l’amore incondizionato della gente verso i telefonini e compagni finisca per interrompere il ciclo biologico di molti raccolti, causandone la scomparsa in tutto il mondo e portando alla conseguente carenza di approvvigionamenti alimentari, poiché – come sosteneva Albert Einstein – se le api dovessero scomparire, «alla specie umana resterebbero solo quattro anni di vita».
Alessandra Carboni
16 aprile 2007