Isola del Giglio, bracconaggio all'ombra della Concordia
Pubblicato da Piero il 21/03/2012 alle 15:16:33, in anti caccia, letto 5166 volte
All’isola del Giglio è bello smarrirsi, perdersi passeggiando e guardando un mare stupendo che accarezza le coste, perdersi nei borghi; la chiamano l’isola dei velieri, dove la tradizione del mare si arrampica sulle rocce e sui pendii. Ma questo posto d’incanto nell’Arcipelago Toscano, è il luogo di un efferato bracconaggio tutto l’anno. Pochi giorni fa un gruppo di 20 volontari, coordinati da Piero Liberati, Fondatore di Vallevegan, ha trascorso qualche giorno nell’isola dedicando notte e giorno all’attività di antibracconaggio. Il campo di quest’anno è stato volutamente definito “didattico” per formare persone che siano capaci di gestire e affrontare campi più impegnativi come quelli di Ponza, Malta, Cipro, le valli bresciane ed il cagliaritano.
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L’isola del Giglio nasconde un oscuro e reiterato bracconaggio, fatto di trappole e di strumenti di tortura per piccoli animali che vengono spietatamente uccisi tutto l’anno. Le trappole in questione sono cappi di acciaio nei quali rimangono inesorabilmente bloccati ed uccisi i conigli, addirittura girava voce che il coniglio cacciato di frodo si vendesse illegalmente a 10 euro al chilo! Quindi approfondendo l'informazione ho scoperto che il coniglio selvatico è una "prelibatezza" dell'isola, che molti ristoranti lo hanno nel menu, come il ristorante Da Maria a Giglio Castello, viene anche citato sul sito Borghitalia.it, dove scrivono: "Suggeriamo il coniglio selvatico alla cacciatora, cucinato con pomodoro, spezie che crescono nel fitto della macchia mediterranea e un po’ di peperoncino (www.borghitalia.it/html/borgo_it.php?codice_borgo=545 e link in basso*). Ci sono poi le cosiddette “schiacce”, grandi pietre che vengono posizionate sollevando la sommità con un bastoncino e sotto le quali muoiono schiacciati piccoli roditori e finanche uccelli, attirati da un a piccola esca.; ci sono poi le Sep, piccole trappole con un meccanismo a molla, che sono utilizzate per i passeriformi. Le trappole in Italia sono severamente vietate, sono un metodo non selettivo di cacciare, fuori periodo di caccia soprattutto. Sono stati avvistati anche appostamenti di caccia che non venivano rimossi, quindi presumibilmente utilizzati anche fuori stagione. Chi posiziona le trappole sono spesso piccoli coltivatori della zona, con regolare permesso di caccia, che si giustificano dichiarando le trappole il metodo migliore per difendere i loro orti; alcuni vigneti dell’isola sono considerati di pregio e assai rari, producono un vino rinomato e spesso il giustificativo all’attività costante di frodo è quello di “proteggere” il vanto dell’isola.
La cosa suona come un sospetto tentativo di dare la spiegazione più banale ad una sporca ed evidente caccia di frodo. Nei giorni di attività le trappole scovate sono state centinaia, decine i conigli trovati morti intrappolati, a volte scheletriti; le trappole infatti vengono posizionate e “dimenticate”. Negli anni la situazione è notevolmente peggiorata, da che se ne trovavano raramente e nell’ordine di un centinaio al giorno, si è passati ad almeno 300, tra cappi, schiacce e sep. La Forestale ha un presidio fisso sull’isola ma evidentemente non si occupa del bracconaggio; prova ne è la sfacciata presenza di trappole anche visibili dalla strada che vengono ignorate; la Guardia Forestale presidia l'isola senza intervenire in una situazione tanto grave, presidiano ed osservano le attività dei volontari, questa è la realtà. L’antibracconaggio è una attività intensa tutto l’anno, soprattutto nelle piccole isole: Capri, Ponza, le pelagie ed il Giglio, dove la “tradizione” della caccia di frodo è una realtà mai sopita e per la quale i cacciatori-bracconieri diventano aggressivi e pericolosi, arrivando ad aggredire i volontari. Notizia infatti delle ultime ore: un volontario presente sull'isola per un successivo campo antibracconaggio, è stato aggredito da un bracconiere con una pala e portato al Pronto Soccorso, se la caverà con sei giorni di prognosi; in questo caso la Guardia Forestale è intervenuta, vista la gravità dell'episodio, è chiaro che servano atti criminosi palesemente illegali per far sì che un'Istituzione faccia il suo dovere.
I campi vengono totalmente gestiti da volontari autofinanziati: si acquista materiale per filmare, attrezzature per l’osservazione, ci si paga le spese di vitto ed alloggio. In particolare il campo dell’isola del Giglio è nato proprio da una idea di Piero Liberati e del suo amico attivista Marco Arceri, quando nel 2008 erano alla ricerca di isole che si trovassero su rotte migratorie importanti, il Giglio era un’ isola “vergine” in fatto di attività antibracconaggio; quando Piero e Marco si trovarono sull’isola però si resero conto delle attività di frodo che avvenivano, non nei confronti degli uccelli, ma dei conigli che venivano e vengono cacciati tutt’ora in maniera costante ed illegale.
Dal 2010 al 2011 i campi sull’isola sono stati organizzati da altre associazioni e quest’anno Vallevegan è tornata al Giglio pensando di trovare una situazione migliorata, visto che la presenza costante dei volontari durante i periodi primaverili era diventata un deterrente per i bracconieri, ha avuto purtroppo l’amara sorpresa di rivelare una situazione disastrosa di abbandono e mancanza di attenzione,
Alcuni numeri delle trappole rimosse in 4 giorni di attività, per dare un’idea:
1500 lacci per conigli, principalmente intorno agli orti;
120 schiacciate per passeriformi, che loro spacciano trappole per roditori, ma sono stati filmati e fotografati uccelli nei pressi delle trappole, ciò rende evidente che le esche servissero per attirare non certo topi;
alcuni lacci per mufloni;
Sep per gli uccelli e veleno per topi, ovunque sull’isola.
La perplessità nasce laddove tutto ciò avviene addirittura in un Parco Nazionale, del quale per anni è stato presidente Mario Tozzi, il geologo e conduttore televisivo, il quale pur sapendo quale losca attività illecita si consumasse sul suolo del Giglio, non ha mai supportato le attività di antibracconaggio, considerandole forse di poco conto; oltretutto Tozzi possiede anche una casa sull’isola. Adesso da ex presidente del parco grida allo scandalo quando si parla del naufragio della Costa Concordia, affermando che da tempo dichiarava la pericolosità della vicinanza delle navi alle coste. Certo, ora che il mastodontico relitto della Concordia è coricato, accasciato sul fianco di una lussuosa ma derelitta apparenza, là in attesa di essere rimossa, chissà quando, e ricorda le incoscienti quanto inutili “performances” di una società votata al lusso, si grida contro un fenomeno, si urlano i pericolo della fuoriuscita del carburante che potrebbe avvelenare irrimediabilmente il mare circostante. Ma gridare contro l’uccisione di migliaia di animali l’anno, nella più completa illegalità, sul suolo di un Parco protetto, potendo immaginare cosa succede in altri luoghi non canonicamente definiti “parchi”, questo no, non si è mai fatto; indignarsi per il veleno del bracconaggio no, questo non si è mai fatto. Addirittura ho letto un suo intervento riguardo specie a rischio bracconaggio come l’Orso Marsicano, ma sul bracconaggio sulla sua isola non sono riuscita a trovare nulla. E’ compito allora di gente coraggiosa che affronta anche lo sdegno ed il “fastidio” degli abitanti dell’isola, che urlano ai volontari di vergognarsi, di essere vagabondi, di tornare a casa lasciandoli alle loro illecite attività ed addirittura di finire come gli animali morti nelle trappole. Cosa pensare allora di questa Italia? Che è un’Italia di cacciatori e bracconieri, che praticamente è la stessa cosa; un’Italia dove la legalità è un privilegio e purtroppo non solo per gli umani. Marzo ormai assume il significato dell’inizio di un’altra stagione, chiusa quella della caccia si apre quella del bracconaggio, visto che cacciare 4 mesi l’anno è poco per uno sport tanto divertente! La caccia è un diritto che viene difeso, anche quando si pratica illegalmente, questo mi viene da pensare. Mi consolo con l’episodio che Piero Liberati mi ha raccontato del coniglio fortunato scampato ad una trappola e portato in salvo con un taxi in una zona dove potesse tornare libero, e come lui altri conigli e creature che fortunosamente si sono trovate quel giorno nel luogo dove persone coraggiose rinunciavano al sonno per “ripulire” dal degrado un’isola meravigliosa, sporcata dalla crudeltà della caccia.
Per chi volesse contribuire a finanziare i campi antibracconaggio può utilizzare come riferimento il Cabs ( Committee Against Bird Slaughter), organizzazione che si occupa della difesa della fauna selvatica, uccellaggione, ed organizza campi antibracconaggio in tutta Europa, visitando questa pagina http://www.geapress.org/cabs/.
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