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Versace all'Uninsubria: presidio contro lo sfruttamento animale
Pubblicato da vegandalf il 12/10/2008 alle 19:42:49, in romantispecismo, letto 1659 volte
Da Campagna AIP e CCVU... VERSACE ALL'UNINSUBRIA: CORPI RESI OGGETTI, INDIVIDUI RESI "CORPI"

Presidio davanti all'Università dell'Insubria
via Dunant 3, Varese
Lunedì 13 ottobre ore 14


Lunedì 13 ottobre l'Università dell'Insubria invita, nell'ambito dei festeggiamenti del proprio decennale, lo stilista Santo Versace a tenere una lezione presso la Facoltà di Scienze.

Noi però non vogliamo dimenticare che questa stessa università è quella che, nel chiuso dei propri laboratori, utilizza da anni migliaia di animali per la sperimentazione, grazie anche alla complicità di istituzioni che, come il Comune di Busto Arsizio, elargiscono finanziamenti dedicati alla vivisezione.
E non vogliamo tacere il fatto che l'illustre ospite è un individuo che si arricchisce proponendo ogni anno indumenti di "alta moda" costruiti sulla sofferenza di migliaia di animali allevati e uccisi appositamente per la loro pelliccia, alimentando una logica di consumo che vede nelle persone dei consumatori da conquistare.


Ancora una volta denunciamo la vivisezione in quanto pratica di sequestro legalizzato di corpi viventi, resi oggetti nelle mani dei ricercatori.

Si tratta di un circolo vizioso.
Da una parte è la riduzione di corpi viventi al rango di cose a legittimarne uno stupro sistematico che non accetta alcun tipo di critica sostanziale. Dall'altra è proprio il perpetuarsi quotidiano di tale pratica a legittimarla ed a rafforzare la stessa convinzione che un corpo vivente possa essere oggetto, addormentando così la capacità d'immedesimazione nell'animale-cavia e con essa qualsiasi senso critico.

E, ancora una volta, vogliamo far notare come la pratica della sperimentazione animale si inserisca in un sistema generalizzato di reificazione di corpi animali (umani e non umani).
Nei laboratori, i corpi resi cavie e sezionati non sono altro che modelli di corpi etichettati dalla medicina ufficiale come "pazienti", come "malati", come oggetti di "cura", e parcellizzati in organi e funzioni.

Denunciando la vivisezione, denunciamo dunque non solo una singola pratica, ma una manifestazione emblematica di un intero sistema basato sulle medesime logiche.

GLI ANIMALI NON SONO OGGETTI

La presenza delle autorità accademiche è oggi l'espressione più visibile di una di queste pratiche, quella vivisettoria, esercitata nel segreto degli scantinati universitari.
La presenza di Versace è invece simbolo di un'analoga pratica di dominio, che si esprime però sotto i riflettori dell'alta moda, facendo indossare a persone rese "corpi", animali fatti a pezzi e resi cappotti, resi merce da propinare a persone ridotte a semplici consumatori.

Non è dunque un caso che l'Università dell'Insubria, mentre pretende di costruire il sapere sulla tortura legalizzata di migliaia di cavie, celebri il proprio ruolo nella società chiamando chi ha costruito la propria fortuna sul sangue degli animali "da pelliccia" e sull'adesione acritica al cosiddetto "sistema della moda", al culto dell'immagine, alla pratica di degradare i corpi mostrandoli come beni di consumo privi di vita, di emozioni, di desideri, morti come le pelli degli animali che li rivestono in passerella.

Versace, Uninsubria...

Dietro ogni pelliccia c'è un animale.

Dietro ogni consumatore, dietro ogni malato, c'è una persona.

Dietro ogni cavia c'è un individuo.



AIP – ATTACCA L'INDUSTRIA DELLA PELLICCIA
COALIZIONE CONTRO LA VIVISEZIONE NELLE UNIVERSITA'

www.campagnaaip.net
www.bastavivisezione.net