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Veggie Pride a Parigi, 19 maggio
Pubblicato da Piero il 16/05/2007 alle 21:54:20, in Notizie sparse, letto 1880 volte
Noi vogliamo:

Affermare il nostro orgoglio di rifiutare di far uccidere animali per il nostro consumo.

Rifiutare di rubare a degli esseri senzienti l'unico bene che possiedono, la loro carne, la loro vita; rifiutare di partecipare ad un sistema concentrazionario che trasforma quella vita in un inferno; rifiutare di fare queste cose per il solo piacere del gusto, per abitudine, per tradizione: rifiutare tutto ciò dovrebbe essere il minimo che si possa fare. La storia ci dimostra tuttavia quanto sia difficile, quando la barbarie è la norma sociale, dire di no. Noi vogliamo affermare il nostro orgoglio di dire quel "no".

Denunciare la vegefobia.

Eppure si cerca di farci vergognare per questo rifiuto. Il vegetarismo viene negato, ignorato, schernito, emarginato, quando non diffamato. Il vegetarismo pone in discussione la legittimità dell'imprigionamento e dell'uccisione di miliardi di animali. La sua mera esistenza rompe l'omertà. Ecco il motivo dello scherno e dell'odio vegefobici. Certo, si tollera il vegetarismo inoffensivo, quello che asserisce di essere una semplice scelta personale e invoca l'alibi della ripugnanza per il sangue, della salute, dell'ecologia o di un nobile ascetismo. Ma guai a noi se contestiamo apertamente la barbarie della società! Si comincia con il deridere. Preoccuparsi delle galline e delle mucche è, a quanto pare, ridicolo. Ridicolizzando si può reprimere le idee che disturbano senza avere argomenti per farlo. Ma se non ci pieghiamo, la derisione diventa astio. Eravamo dei clown, eccoci diventati mostri. Traditori della nostra specie poiché non le accordiamo tutti i diritti. Genitori indegni, che non iniziano i loro figli alle gioie carnivore. Emuli dei nazisti, dato che Hitler amava i cani. Una setta intollerante poiché non pensiamo come gli altri. Veniamo accusati di essere terroristi. O satanisti. O di idolatrare la natura. O di rifiutare le sue leggi. Ogni pretesto può servire per deformare le nostre parole. Per farci vergognare, per escluderci simbolicamente dalla società. Noi rifiutamo di vergognarci della nostra compassione. Non vogliamo più nasconderci. Non vogliamo più scusarci di non voler uccidere. Siamo qui, esistiamo, pensiamo e lo diciamo. Affermare la nostra esistenza Solo in Francia siamo già centinaia di migliaia a dire di no al massacro.

La maggioranza delle civiltà sono state incerte sulla legittimità del carnivorismo. Eppure non lo si dice. Il vegetarismo viene cancellato dai manuali e dalle biografie. Quando morì Théodore Monod, i mass-media hanno detto tutto di lui, tranne che era vegetariano. "L'uomo che mangia la carne o il cacciatore che si adegua alla crudeltà della natura conferma a ogni boccone di carne o di pesce che il diritto si fonda sulla forza." - Isaac Bashevis Singer, premio Nobel per la letteratura. Affermare la nostra esistenza, dire che viviamo senza mangiare la carne, fa anche capire che è possibile. Non mangiamo né mucche nè maiali, né polli né pesci né gamberi. E viviamo bene come chiunque, piaccia o no agli "specialisti" la cui "scienza" consiste nel negare la realtà. Né il vegetarismo, né il veganismo (che esclude tutti i prodotti dello sfruttamento animale, latte e uova compresi) provocano danni alla salute - anzi, i dati disponibili tendono piuttosto a dimostrare il contrario. Uccidere per vivere non è una fatalità. Non una necessità né individuale né collettiva. Gli animali di allevamento consumano molto più cibo di quanto le loro carni morte non forniscono. Eppure, il denaro pubblico viene massicciamente speso per sostenire l'allevamento e la pesca. Difendere i nostri diritti Agli animali allevati e uccisi non si riconosce alcun diritto; ma a noi che siamo solidali con loro ne vengono riconosciuti, almeno teoricamente. Intendiamo esercitare pienamente i nostri diritti, perché sono i nostri, e perché sono i loro: sono gli unici diritti che possono oggi, indirettamente, possedere. Abbiamo il diritto di poter mangiare correttamente nelle mense, al lavoro, alla scuola e in ogni collettività. Abbiamo il diritto di crescere i nostri figli senza imporgli i prodotti del mattatoio, senza contravvenire alle nostre convizioni e senza essere emarginati di fronte a loro. Abbiamo diritto come chiunque a un'informazione medica imparziale e adeguata. Non vogliamo dover essere complici della carneficina a causa delle tasse che paghiamo, delle montagne di sovvenzioni date per allevare e uccidere gli animali. Vogliamo poter rifiutare i lavori che implicano di partecipare allo sfruttamento animale. Vogliamo che si smetta di passare sistematicamente sotto silenzio le nostre azioni e le nostre idee. Vogliamo che sui mass-media ci venga garantito lo stesso spazio che hanno i nostri detrattori; vogliamo che venga accettato il dibattito. "Siamo lo specchio della vostra cattiva coscienza e questo specchio non si nasconderà più" Di fronte alle immagini di mucchi di cadaveri di animali "distrutti" per causa della BSE o dell'afta epizootica, eravamo gli unici a non provare vergogna. Per noi. Ci vergognavamo per gli altri. Sopratutto, provavamo dolore. Se teniamo ad affermare il nostro orgoglio di rifiutare la barbarie certo non ne traiamo soddisfazione. Gli animali vengono massacrati a miliardi. Li si considera muti, le loro grida non contano. Noi parleremo per loro finché il massacro non smetterà.

Siamo animali solidali con tutti gli animali!

www.veggiepride.org